Il ritorno

La fine del viaggio!!!

Carissimi tutti come alcuni di voi sicuramente già sanno siamo tornati sani e salvi! Arrichhiti da questa esperienza e pieni di gratitudine per chi ci ha permesso di fare questa esperienza e per voi che sorprendentemente avete fatto salire alle stelle (oltre 2600) le visite a questo brogliaccio.

Come degna conclusione vorremmo farvi ancora leggere 3 brevi paragrafi scritti da noi che riportano… le nostre impressioni locali!!

Un caro abbraccio a tutti e a.. rivederci presto per i prossimi viaggi!!!

Le donne (Roby)

Siamo atterrati a Venezia alle 9 circa stanchi, assonnati, sudati e puzzolenti ma comunque contenti di ritornare a casa nostra.

Resta da tirare le somme di come è andata l’esperienza a WAMBA.

Immagino che gli altri compagni di viaggio parleranno delle grandi emozioni suscitate dai bambini negli asili e per quello che ci erano prefissati di fare e che abbiamo portato a termine. Spero di non risultare insensibe facendo la “diversa” parlandovi di un altro aspetto che mi ha colpito particolrmente e di cui poco si parla (non che i bimbi non mi piacciano ma già li conoscevo dai racconti di Paolo e Lucia).

Le DONNE.

Sono consapevole che in pochi giorni di esperienza  non posso aver capito e visto tutto e non ho la presunzione di avere la verità in tasca, ma è certo che ho avuto modo di vedere ed incontrare molte donne che poco chiedono per se.

Una gran varietà: giovani e vecchie, bianche e nere, ” ricche” e povere, che hanno studiato e non.

Nulla di strano se non fosse che merita spendere alcune parole per tutte loro in quel specifico paese.

Ci sono donne che nemmeno si vedono sotto il loro carico di merce che faticosamente trasportano sulle loro spalle e camminano ai bordi di una strada per chilometri e chilometri.

E cosa dire di quelle bambine che già sono donne e portano sulla loro schiena piccoli bambini che a volte sono i fratellini a volte sono già i propri figli.

Ricorderò sempre con piacere Mary, Amina,Maria, Josefine e tante altre di cui non ricordo il nome che lavorano come insegnanti presso asili, le scuole femminili, primarie, secondarie e professionali: hanno già percorso la strada scolastica e adesso trasmettono con grande entusiasmo la loro esperienza e conoscenza scolastica ad altre ragazze più giovani.

Ho conosciuto delle altrettante splendide, prima di tutto, donne come suor Serafina, suor Carletta, suor Linda e le altre consorelle impegnatissime a dirigere e coordinare le scuole che accolgono un gran numero di studentesse che possono e non possono permettersi di andare a scuola. Tutte cercano di offrire una possibilità di realizzazione mediante lo studio alle proprie studentesse superando situazioni di disagio e degrado.

Suor Giovanna Pia che guida con autorevolezza il personale ospedaliero ma sopratutto conosce tutto di tutti; per non parlare di Ester, Agnese e tutto il personale dell’ospedale che si applica con attenzione alle problematiche relative alla salute.

Le stesse ragazze che frequentano i diversi istituti scolastici che hanno una voglia di studiare e alimentare le loro conoscenze a tal punto che accettano anche di dormire in piccole baracche di legno e lamiere, di mangiare in un refettorio privo di finestre, pavimento e tavoli, di fare lezioni in aule con banchi insufficienti per tutte loro pur di avere una possibilità nella vita. Il tutto fatto sempre con il sorriso sulle labbra.

Hanno voglia di riscattare se stesse.

Donne semplici come Evelin la segretaria della missione, Mary la sarta, le ragazze della gest house:donne dai sorrisi solari che riescono a superare la diversità linguistica e si fanno in quattro per farsi capire e farti sentire a casa.

Suor Alice, suor Maria e le altre sorelle che accolgono e insegnano ai bambini di strada per strapparli così ad un mondo troppo adulto per la loro età.

Per non parlare delle donne povere della savana che vivono nelle magnate: accudiscono i figli, vanno a prender l’acqua, si occupano della capanna. E poi ad un tratto in mezzo al nulla  come macchie di colore sono le stesse donne che si muovono singolarmente percorrendo a piedi moltissimi chilometri. Basta sedersi sotto un albero di acacia in mezzo a loro per sentire che piano piano ti concedono il loro sorriso e a quel punto non c’è diversità tra me e loro, non conta il colore della pelle, non conta la lingua che parli.

Bastano i gesti: basta una foto perchè si avvicinino a te curiose di rivedersi nella macchinetta;un sorriso ed una carezza al loro bimbo che portano sulla schiena; è sufficiente che Vanda prima di lasciare un out post in cui eravamo in visita si tolga le sue ciabatte per donarle a una di loro che è scalza per ricevere un grazie e una benedizione in Samburu.

E allora le lacrime ci rigano il viso.

Un giorno speciale in giro per gli asili (Lucia)

Un giorno speciale in giro per gli asili

 

Come una giornata qualunque può diventare un giorno speciale.

È accaduto oggi quando con padre Franco siamo andati a consegnare le divise in due asili della parrocchia di Wamba.

I bambini non erano stati avvisati e neppure gli insegnanti, nonostante ciò siamo stati accolti da grandi sorrisi.

Al primo asilo, quello di Milimani, c’ero già stata altre volte, oltre alla divisa abbiamo portato materiale didattico e naturalmente le caramelle.

Sorrisi, gioia, canti hanno accompagnato la “vestizione”. Le bambine con il grembiule lungo fino ai piedi che loro amano tanto!

Il tempo purtroppo scorre troppo in fretta in queste occasioni, perciò di corsa per la consegna ad un’altra scola materna.

Qui scatta la commozione fino alle lacrime.

Il maestro stava scrivendo alla lavagna, mentre i bambini con i gessi scrivevano sul pavimento tutti seduti per terra.

Qualcuno si è spaventato nel vedere i nostri volti “pallidi” e per loro stranieri.

Ma è bastato sedersi per terra in mezzo a loro, aspettare pochi minuti per permettere di venire pian piano ad accovacciarsi fra le braccia.

Mai, mai più dimenticherò quegli sguardi, quell’abbandono ad una carezza ad una coccola sentire il loro cuore battere forte vicino al mio.

Mentre Roberta, Mary e il maestro continuavano a far indossare la divisa nuova a tutta la classe, io mi sono lasciata perdere in questo abbraccio e le lacrime sono scese copiose ma serene sul mio viso.

Ho guadato l’orologio ore 12.30, ora di pranzo, mi guardo intorno ma di cibo nemmeno l’ombra.

Ho chiesto informazione, mi è stato risposto che il governo non fornisce il cibo da almeno 20 giorno. Noi avevamo solo caramelle, mi sembrava veramente poco, però purtroppo oggi è andata così.

Devo dire la verità, non sarei mai andata via, mi ha aiutato a farlo quando alla fine assieme a loro abbiamo cantato una canzoncina in italiano, che loro naturalmente hanno imparato subito.

Ora è scesa la notte, fuori il cielo è stellato, c’è la luna piena ma il vento soffia forte e io penso che i “miei” bambini rannicchiati nella loro capanna potrebbero aver freddo.

Rivedo i loro occhi dolci, profondi, occhi di bimbi speciali, che sanno sorridere e gioire anche per una caramella, un abbraccio.

Buona notte piccoli miei, sognate la vostra divisa nuova che vi rende ancora più belli e grazie per la lezione che anche questa volta mi avete donato.

Astante sana mamma africa.

La mia seconda esperienza (Paolo)

Eccoci alla fine del viaggio già sepolto dal lavoro che ho trovato sulla scrivania ad aspettarmi.

Cerco di fare una selezione tra le moltissime cose che mi porto a casa dopo questo secondo viaggio a Wamba.

Di sicuro è stata un’esperienza più ragionata che ha avuto momenti puramente “emotivi” (come non commuoversi davanti a certe situazioni) ma anche aspetti più ragionati e meditati soprattutto in funzione del mio nuovo ruolo in Associazione.

Sono tornato in Italia stanco ma pieno di una carica nuova, ancora più convinto che noi si debba fare, che si debba continuare a fare. E’ strano perchè le persone che incontriamo durante i nostri viaggi ci ringraziano per quello che diamo e portiamo ma soprattutto per la carica che diamo loro per il supporto che ricevono sapendo che in Italia c’è gente che “lavora con loro”. Io quando torno sono a mia volta carico di energia (mentale almeno) e di nuove idee e propositi da mettere in atto per cercare di fare un pochino di più.

Scusatemi se sembro, e magari sono, sconclusionato ma è esattamente come mi sento da quando sono rientrato. C’è una parte della mia esperienza che è sicuramente troppo intima e personale da poter essere descritta e condivisa (e per questo mi scuso con voi) e una parte, che  è data da un marasma di emozioni, sensazioni, suoni, colori, gusti odori che non riesco ad organizzare e forse a capire completamente in modo da poterle descrivere correttamente.

Mi restano nella mente i sorrisi di tutti quelli che ho incontrato tanto da farmi pensare che uno più è povero più sorride.. forse perchè chi è povero riescie a dare il giusto peso alle cose…

Mi restano in mente le splendide persone che ho incontrato siano esse uomini o donne, religiosi o meno.. splendidi per la loro dedizione per la loro generosità per il loro essere completamente per gli altri….

Mi restano in mente i cieli stellati e le immense distese che ti fanno pensare a Dio…..

Mi restano in mente, scusate l’escursus professionale, gli studenti dagli asili alle scuole di maggiore livello, per quanto sono motivati e tenaci per come realizzano che l’istruzione sia un mezzo per crescere e migliorarsi nello spirito e nella vita……

Mi restano in mente le parole di Emilio che dopo 10 giorni a Wamba come oculista ha detto: “noi siamo abituati ad essere ringraziati perchè diamo agli altri di nuovo la vista ma ora dobbiamo ringraziare l’Africa per avere dato a noi una nuova vista/visione della vita!”

Credo che anche questa volta il senso ultimo del viaggio sia stato che sono partito per dare qualche cosa a qualcuno ma sono tornato portando a casa molto di più di quanto io abbia effettivamente dato…

GRAZIE A TUTTI!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.